studentessa-fuori-sede

L’incontro con F.

Di solito ignoro quelle ragazze maledette, con i capelli tinti di colori innaturali e tatuaggi, alla Miami Ink.

F. è una di quelle, qualche piercing sparso qua e là e qualcosa più di vent’anni. Quella sera, c’erano poche persone per le strade di San Lorenzo. Durante il nostro Long Island, al bancone, lei ha cominciato a dimenarsi suscitandomi una gran voglia di infilarle la lingua in bocca. Alla fine, me la infila lei, per due secondi, poi si stacca e sorride. Resto serio, le metto una mano dietro la testa e la bacio come si deve. Poi continuiamo a bere.

«Abito dietro la piazzetta» mi dice la studentessa fuori sede.

È una studentessa fuori sede e la sua stanza è come la immaginavo, come se ne erano già viste. Siamo saliti per le scale, lei avanti e io dietro, io l’ho baciata sul collo, un paio di volte, dopo averla fermata di prepotenza. Una volta dentro, abbiamo trattenuto gli impulsi per non disturbare la coinquilina, aspirante avvocato, che studiava per l’esame di diritto privato.

 

“Finalmente una che non si depila”.

F., invece, fa Scienze Politiche. Io sono già dietro di lei, attaccato col pube al suo sedere sodo e con le mie mani sul suo petto, sulla sua pancia morbida. C’è qualcosa di soffice sotto le sue mutandine (finalmente una che non si depila!), basta una mano delle mie per accarezzare tutto il suo corpo esile, così l’altra la affondo lì e vado sempre più giù, lei muove le gambe per facilitarmi il lavoro. Dopo un po’, lo cerca, certa di quello che vuole, non ne può più di sentire quella cosa dura dietro di se, lo accarezza prima, sempre rimanendo di schiena, poi mi sbottona i jeans e si volta lanciandosi verso il mio sesso.

Mi lascia tre dita bagnatissime con le quali ora le accarezzo il viso mentre me lo lecca da giù a su, se lo infila in bocca e lo succhia: è umido tanto quanto le sue guance e la sua lingua.

Non appena comincia a baciarmi i testicoli, battendosi dolcemente il mio sesso in faccia, esco fuori di testa definitivamente, se ne accorge, smette, mi guarda e sorride, sorrido anche io, la tiro su quasi di forza afferrando quei suoi polsi così fini, la stringo a me, poi le tiro via la maglietta. Lei si toglie da sola i pantaloni, simili a leggins prima che io, impaziente, la stringa a me di nuovo, la mia bocca sulla sua, il suo reggiseno ruvido sul mio petto, il mio sesso duro sul suo addome.

“Devo durare di più”.

studentessa-fuori-sede-erotico

Ha i fianchi morbidi e la pelle bianca che non ha un odore caratterizzante, anzi direi quasi che non ha odore, nemmeno la sua vagina ha odore. Credo che lei, in tutto ciò, mi abbia graffiato completamente la schiena. Pazienza. È ora di prenderla per le cosce, stringendole all’interno, e tirarla su per lanciarci sul letto, dove lei comincia a farsi prepotente, è il suo territorio. Si alza sulle sue ginocchia e tesa verso di me, sdraiato, inerme, comincia a baciarmi, poi mi tasta il pene e, non appena giudicato duro e pronto all’uso, sale sopra di me, se lo infila dentro e comincia…  Io ci sto, lei si muove bene e l’assecondo, sgancio e tiro via il suo reggiseno così posso giocare con le sue tette, leccare le ciliegie che ci ha fatto tatuare sopra mentre la premo verso di me.

“Presto avrà un orgasmo” penso.

Insisto, lei geme, si agita, geme ancora, sempre di più fino a che si libera, urla, si contorce, si abbandona a grida di piacere e poi sospira, come se volesse fermarsi un attimo e rilassarsi. Ma non vuole e non voglio nemmeno io, la costringo tenendo la sua testa con le mani e continuo a penetrarla, a colpi forti, su e giù, la sua vagina continua a contrarsi, sto venendo, mi contengo, mi immagino e mi vedo la mattina successiva a farmi interrogare sulle obbligazioni e sui contratti al posto della coinquilina di F.

Ma forse non basta, mi fermo e la bacio, è caldissima e ha la salivazione azzerata.

 

Sesso anale per godere.

Mentre era sopra, è venuta ancora un’altra volta, poi mi sono alzato e l’ho messa a pecorina, avrei potuto farle qualsiasi cosa in quel momento, protesa in avanti carponi e in pace con se stessa. Osservo la sua testa, i suoi capelli rossi acceso e lisci, la schiena, i dadi rossi disegnati sulla spalla, accarezzo le sue costole, accarezzo il suo sedere che prima ho maltrattato, mi chino e comincio a leccarla, lei geme e comincia a risvegliarsi, la libero di una dalle sue calze a rete per toccarla dal ginocchio in giù mentre lascio andare la lingua per i luoghi più nascosti.

Sì, inizia proprio a risvegliarsi.

Di sua iniziativa, tende il suo piede nudo in mezzo alle mie gambe, me lo accarezza un po’ e poi, con colpetti secchi, lo spinge in giù per vederlo tornare su di scatto come un galleggiante. Questo è troppo, la afferro per i fianchi e comincio a penetrarla da dietro, lei sembra contenta di questo, adora andare a segno con le sue provocazioni; ora sa quello che vuole, vuole quel qualcosa in più prima di rilassarsi ed essere lasciata in pace, io voglio venire per lo stesso motivo, sto impazzendo di piacere. Immagino già la traiettoria del mio sperma su di lei, vuol dire che ci sono quasi, lei si spinge contro di me e io la tengo ben salda . Lo tiro fuori e mi lascio andare, schizzo fin sopra i suoi dadi e sui suoi capelli, lei non se ne preoccupa. Prendo fiato e mi butto su di lei.

Ci siamo risvegliati all’alba , l’ho baciata sulla guancia e sono tornato a piedi verso casa.