Gennaio 15, 2020
Categories: News
Benvenuti nell’era della perversione. In una Roma sonnecchiante, schiacciata dalle polveri sottili e dalle buche senza fine, di notte c’è un mondo che si desta. Lui si chiama L., ha 47 anni e fa l’ingegnere informatico. Mi segue dai tempi dell’articolo sulla Fetish House ma adesso ha trovato il coraggio e mi ha scritto. Ci prendiamo un aperitivo al profumo di prosciutto e salumi da Ercoli a viale Parioli (lo ammetto: sono Roma-nord centrica). È alto, ha i capelli brizzolati, occhiali con lenti fotocromatiche e labbra grosse. “Ho deciso di parlarti perché sono stanco di dovermi nascondere” esordisce. E comincia la sua storia da quando aveva 8 anni: “Eravamo alla casa al mare a Santa Marinella, io stavo leggendo Diabolik sul letto, faceva caldo, c’era il ventilatore acceso. Mia zia si stava mettendo lo smalto ai piedi. A un certo punto, si avvicina, poggia il piede sulla faccia di Diabolik e mi chiede di soffiarle sulle unghie per asciugarle lo smalto”.
Da allora non si è più ripreso. Nel frattempo, la cuginetta mefistofelica (figlia della zia piedina), ogni volta che L. perdeva alla lotta o a Monopoli, si faceva baciare il tallone per punizione. Insomma: “Avevo piedi dappertutto” mi dice passandomi il pane per la scarpetta nei moscardini. Declino. Da allora, è cominciata un’escalation senza fine. Per sua fortuna, ha sempre incontrato donne flessibili. D’altronde, se ti piace un ragazzo… te lo fai ciucciare il pollice, o no?
Io, in mancanza del pane, mi ciuccio un moscardino e gli chiedo: “Ma tu, tra una notte di sesso furioso con Belen e un paio di piedi da leccare, cosa sceglieresti?”. So già la risposta. A parte questo, L. è un ragazzo normalissimo ed è per questo che mi ha chiamato: i feticisti sono visti come gente strana quando va bene, come depravati nella maggior parte dei casi. E non è così. Io lo posso testimoniare: ho davanti un omone di 45 anni che non vuole portarmi a letto ma “solo” ciucciarmi l’alluce…
Sto pensando al da farsi ma vengo distratta da una risata che conosco. A. è seduto al tavolo dietro di noi.
(Continua…)